La Cgil non rinuncia a spostare il baricentro della manovra
La scorsa settimana, commentando il successo dello sciopero generale e delle manifestazioni e dei presidi di massa, abbiamo detto che dopo la giornata del 6 settembre la mobilitazione sarebbe proseguita, durante e anche dopo la discussione parlamentare sulla manovra. La posta in gioco ricordavamo sul versante dei diritti e dell’equità sociale è così importante che ci impone una battaglia di lungo respiro per spostare il baricentro della politica economica di questo Governo ed evitare che una prossima ripresa sia segnata da un modello economico ancora più diseguale di quello che ci lasceremo alle spalle.
Il direttivo nazionale della Cgil di venerdì scorso conferma pienamente questo impianto, a partire dalle due giornate di presidio decise in concomitanza del voto di fiducia alla Camera sulla manovra finanziaria del Governo. La protesta è iniziata martedì 13 settembre con un sit-in in Piazza del Pantheon a Roma ed è proseguita nella giornata di mercoledì 14. Oltre alle delegazioni della Cgil di Roma, in piazza sono arrivati iscritti, delegati e militanti da tutta l’Italia.
Nei prossimi tre mesi, oltre ad un’azione capillare e articolata nei territori, prenderanno corpo
tre importanti appuntamenti: il 15 ottobre con la manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici e dei lavoratori della conoscenza (scuola, università e ricerca), promossa dalle categorie della FLC e della FP; tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre con la manifestazione nazionale dei pensionati dello Spi Cgil; infine, come punto di arrivo di una mobilitazione forte, continua e visibile della Cgil, una grande manifestazione nazionale e generale sui temi del lavoro. Un segnale netto che non ci si deve rassegnare al peggio e che il cambiamento, come è sempre stato, ce lo dobbiamo costruire con le nostre mani e con la forza che ci deriva dal fatto di stare dalla parte della ragione
Manovra sulle pensioni contro le donne
Tra le tante misure inique inserite nella manovra di Governo spicca quella che
eleva l’età pensionabile per le lavoratrici del comparto privato. Infatti l’aumento
dell’età pensionabile delle lavoratrici, delle autonome e delle parasubordinate
viene anticipato al 2014. La relazione tecnica al provvedimento dice che il
raggiungimento dei 65 anni di età ci sarà nel 2026. Non è vero. Infatti, bisogna
fare i conti con le altre misure prese da questo Governo: è stato anticipato al
2013 l’aumento dell’età pensionabile per tutti in base alla speranza di vita
(aumento di 3 mesi); il secondo aumento scatta nel 2016 ed è pari a 4 mesi (con
aumenti di 4 mesi ogni tre anni fino al 2030, per poi prevedere aumenti di tre
mesi sempre ogni tre anni dal 2030 al 2050).Inoltre ci sono le finestre mobili
previste dalla rovinosa legge 122/2010 (un anno in più per le lavoratrici dipendenti,
18 mesi per le lavoratrici autonome e parasubordinate).
Per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile delle donne inutile dire che
la misura serve solo a fare cassa. Lo abbiamo già sostenuto e lo ripetiamo.
La parità non comincia dalle pensioni:in Italia la percentuale delle donne occupate
è pari al 46% contro una mediaeuropea del 60 %; i bimbi nei nidi sono
pari al 18%; i salari femminili sono inferiori del 30% a parità di mansioni
con gli uomini; sono 3 milioni e mezzo le donne inattive perché costrette a
svolgere i lavori di cura. Ma di quale parità parliamo?
Certificato di malattia on line
Addio certificato di carta: da martedì,in caso di malattia di lavoratori pubblici
e privati, il certificato viene trasmesso solo on line. Entra in vigore, infatti,
la nuova disciplina sulle certificazioni mediche, che manda in soffitta la
vecchia procedura che imponeva al lavoratore di spedire, entro massimo
due giorni dall’inizio della malattia, una copia cartacea all’Inps e di recapitarne
un’altra al datore di lavoro. Da domani, per tutti, sarà il medico dipendente
del Sistema sanitario nazionale, cioè il medico di base, a trasmettere
direttamente all’Inps, tramite un sistema operativo chiamato Sac (Sistema di
accoglienza centrale), il certificato di malattia, rilasciando una copia cartacea
al lavoratore ammalato. L’Inps, una volta ricevuto il certificato,
lo mette a disposizione sia del lavoratore, che può visionarlo accedendo al
sito dell’Istituto previdenziale con un proprio pin, sia del datore di lavoro,
pubblico o privato.
Dunque, con la nuova procedura, per il lavoratore non è più necessario inviare
il certificato all’Inps nè consegnarlo al datore di lavoro, perché quest’ultimo ha
la possibilità di consultarlo attraverso i servizi telematici dell’Inps. Al datore
di lavoro viene però riconosciuta la facoltà di richiedere al lavoratore in
malattia il numero di protocollo identificativo del certificato inviato on line
dal medico.Non essendoci certezza che l’insieme del sistema sanitario
sia attrezzato per applicare da subito le nuove disposizioni, consigliamo di
accertare l’invio telematico da parte del medico o struttura curante. Qualora
non ci fosse adempimento, è opportuno provvedere al recapito del certificato
all’Inps e all’azienda.