Cronache da basso impero del 27/07/2011

La  crisi  non  va  in  vacanza 
L’ultima settimana di luglio, con molte aziende ferme o in via di chiusura feriale, è di norma un periodo sonnacchioso. Non così quest’anno, con un presidio dei lavoratori Atap davanti alla Provincia attuato giovedì scorso e una mobilitazione unitaria contro la manovra economica del Governo dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil biellesi.
Spi, Fnp e Uilp hanno effettuato volantinaggi e raccolto firme sulle cartoline per il Fondo per le non autosufficienze a partire da lunedì, davanti all’ospedale, per  proseguire nel corso della settimana nei principali mercati sul territorio. I lavoratori Atap chiedono di ridiscutere con la Provincia le modalità dei tagli e i loro effetti sull’occupazione, con l’obiettivo di difendere al meglio un servizio che riguarda i soggetti più deboli del territorio e di trovare procedure che favoriscano il passaggio dal lavoro alla pensione, tutelando i lavoratori più giovani e attivando meccanismi temporanei di solidarietà e di sostegno al reddito.
La protesta dei pensionati intende cambiare i punti più iniqui della manovra che colpiscono anziani e cittadini su più versanti: l’indebolimento del meccanismo di rivalutazione delle pensioni, la riduzione delle  deduzioni fiscali, l’introduzione dei ticket sanitari, i tagli alla spesa locale che comporteranno la riduzione di servizi e prestazioni sociali.
Una miscela micidiale di provvedimenti destinata a ridurre pesantemente il potere d’acquisto delle pensioni e, in generale, delle famiglie a reddito fisso. Fino alla madre di tutte le ingiustizie: l’azzeramento dei fondi a sostegno dei non autosufficienti.
Una manovra, dunque, che scarica su una parte sola della società, sempre la stessa, i costi del risanamento economico. Questo il clima pesante che avvelena la pausa estiva e impegna il sindacato fino  agli ultimi giorni che precedono la pausa feriale.
Una pausa che, a partire dagli ultimi anni, sempre meno persone possono utilizzare per concedersi un viaggio e qualche giornata di vacanza.
L’augurio più sincero e onesto che ci sentiamo di dare in questo frangente ai nostri lettori e a quanti ci seguono è che la parentesi feriale serva, almeno, a ritemprare le forze, in vista di un autunno che sicuramente ci vedrà impegnati a difendere le nostre condizioni di vita e ad organizzarci per un futuro diverso da quello che qualcuno ci sta preparando.
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I RISCHI SUL PASSAGGIO MOBILITA’ PENSIONE
Va tolto il limite numerico sulla deroga della procedura
Negativo il limite numerico sulla deroga Molti rischiano un anno senza mobilità e senza pensione
Sono almeno 30 mila i lavoratori e le lavoratrici a rischio.
La Cgil denuncia infatti la grave situazione di incertezza, di disagio e di completa mancanza di qualsiasi tutela dei lavoratori in mobilità ordinaria e in mobilità lunga che, avendo maturato i requisiti per il diritto alla pensione, hanno presentato la domanda all’Inps con decorrenza 1° luglio, ma non hanno ancora nessuna risposta. Il passaggio dalla mobilità alla pensione doveva avvenire in base alle finestre di ottobre o del prossimo gennaio ma nessun lavoratore, a cui  scade la mobilità in corrispondenza, ha la certezza di poter accedere alla deroga rispetto alla nuova finestra mobile di un anno. Infatti la deroga è riferita a 10.000 lavoratori mentre da un monitoraggio effettuato dall’Inps il numero degli interessati è molto più alto e supera i 40 mila. Di conseguenza, al presente, non è dato sapere se verrà garantito un prolungamento della mobilità di un anno per tutti coloro che ne hanno la necessità. La Cgil, che aveva immediatamente  denunciato  ciò che poteva succedere in base a un provvedimento previsto solo per 10.000 lavoratori, chiede che la deroga venga ora applicata a tutti i soggetti interessati e che nella stessa rientrino anche gli accordi di mobilità stipulati fino  al 31 ottobre 2010.
Tale richiesta è stata avanzata peraltro insieme a tutte le parti sociali nel tavolo sulla crescità e sull’occupazione.
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Neanche il patrimonio artistico si salva dalla manovra 55 milioni di tagli ai beni culturali
Vanno oltre ai 55 milioni di euro i tagli che la manovra prevede per i beni culturali. In un Paese come l’Italia, dove la cultura e il patrimonio artistico rappresentano una  delle  “ricchezze”  più solide e un bene che attrae turismo e interessi internazionali, imporre nuovi tagli significa uccidere  il nostro futuro. Appare ancor più riprovevole che il Governo suggerisca per sopperire ai tagli l’utilizzo del 5 per mille,sottraendolo a quel mondo del volontariato che in questi anni, anziché integrare i servizi e l’assistenza sociale,
ha finito per colmare i vuoti di uno Stato che ha ridotto le sue funzioni sociali ai minimi termini.
In pratica si può e si deve colpire ovunque, pur di non toccare le caste privilegiate, la speculazione, l’evasione fiscale, le attività che navigano tra il sommerso e l’illegale, le tante corporazioni che vivono e prosperano all’ombra di privilegi più che consolidati.
Tutti quei gangli che, evidentemente, rappresentano la parte di società più vincolata alla maggioranza di Governo e ne costituiscono l’area elettorale più fedele.
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E chi non si ricorda il ritornello della premiata ditta Berlusconi & C. “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”?
Ma la colpa è nostra perché siamo tardi di comprendonio. Quello che intendevano fare, in realtà, era di non lasciarci neanche il tempo di infilare il portafoglio in saccoccia. L’ultima manovra di 45 miliardi, lievitata in poche settimane a 70, è un compendio di tutto quanto si può togliere dalle tasche dei cittadini, aumentando le tasse, tagliando prestazioni, bloccando contratti,

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Danno da esposizione e risarcimento  
L’avvocato Sergio Bonetto, che rappresenta oltre 300 delle circa 6 mila parti civili del maxiprocesso Eternit in corso a Torino, ha chiesto un risarcimento per il cosiddetto “danno da esposizione” all’amianto.
Qualora venisse riconosciuto, si tratterebbe di un precedente per l’ordinamento giudiziario nel nostro Paese. Il “danno da esposizione” infatti, è contemplato nell’ordinamento giudiziario di altri Stati, come per esempio la Francia, ma non in Italia.
‘’Si tratta di una cifra ha spiegato Bonetto di 10 mila euro l’anno per ognuno dei miei assistiti, tutti cittadini delle zone di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria), in cui si trovavano gli stabilimenti piemontesi della Eternit. Il tempo di esposizione si può  quantificare mediamente in 20 anni’’. La richiesta, quindi, è di circa 60 milioni per i soli clienti dell’avvocato Bonetto.
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Cumulo mobilità e lavoro
Con la circolare n. 67/2011 l’Inps ha risolto definitivamente il problema della compatibilità tra indennità di mobilità e lavoro autonomo e parasubordinato, stabilendo per la prima volta la possibilità di cumulo tra indennità di mobilità e lavoro autonomo o parasubordinato.
Il cumulo è possibile entro i limiti di reddito che escludono dall’imposizione fiscale e che consentono la permanenza nelle liste del Centro per l’impiego. Tali  limiti  sono  fissati  in  un tetto massimo di 8.000  euro per il lavoro parasubordinato   e  4.800 euro per il lavoro autonomo.
Nel caso in cui si effettuino entrambe le attività, il limite complessivo da prendere in considerazione sarà quello di 8.000 euro.
I redditi da lavoro autonomo o parasubordinato sono cumulabili con l’indennità di mobilità nella misura stabilita dall’articolo 9 comma 9 della legge 223/91, ovvero fino a concorrenza con la retribuzione spettante al lavoratore al momento in cui lo stesso è stato collocato in lista di mobilità
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Più di 65.000 gli sfratti emessi nel 2010
Sono oltre 65mila gli sfratti emessi nel 2010 e rappresentano il dato più alto degli ultimi 15 anni. Per la Cgil e il Sunia questi numeri rivelano “una emergenza nazionale, un problema che sta diventando esplosivo dal punto di vista sociale”.
Un altro segnale, in un settore sensibile come la casa, di impoverimento dei redditi e della crescita di fasce di popolazione che non riescono a sostenere le spese di pura sussistenza.
Cgil e Sunia hanno deciso di mettere in campo iniziative in tutta Italia per rivendicare lo spostamento della tassazione in alto e  ridare fiato alla spesa sociale, per aiutare i redditi più bassi e lo sviluppo a partire dal rilancio dell’edilizia sociale e dalla riforma del sistema degli affitti.









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